Le portava delle pesche dolci e succose
col velluto della loro pelle ancora intatto. Diceva che queste pesche
le somigliavano o meglio che lei nella sua intimità era come le
pesche. Paragone che non aveva mai capito fino in fondo o che non
voleva mai capire fino in fondo.
Lei prendeva le pesche, le frullava,
allungava con acqua fresca, cubetti di ghiaccio, delle volte un poco
di zucchero e gli porgeva il bicchiere. E in quei bicchieroni di
frullato di pesche trovavano rimedio per la calura dell'estate,
affogavano risate, desideri e mezze parole d'amore.
Erano le ultime
sere che trascorrevano insieme prima che lei partisse in cerca di
luoghi nuovi, incontaminati dalle brutture della sua giovane vita.
Sere, notti intere trascorse fino all'alba, andando avanti con pesche
frullate, cantando, ridendo, guardandosi in silenzio, facendo l'amore
a parole scritte su fogli di carta. “Lo sai che lì non ci sarà
chi ti porta le pesche? Sei sicura di voler andare?” le chiese lui
una notte.“Sono sicura e consapevole” rispose lei sorridendo e
così il 17 Agosto del 1994 arrivò in quella città dove nessuno
parlava la sua lingua. Straniera tra stranieri. La prima cosa fu
arrivare in albergo e farsi una dormita di 5 ore per recuperare la
fatica del viaggio. Si svegliò con una fame da lupi in una città
piacevolmente calda. L'albergo a due passi dalle piazze. Eccitazione
della prima esplorazione. Lei da poco 18enne in un luogo mai visto
nemmeno in foto. Città bellissima, di quelle che ti sembra amare dal
primo momento ma che solo vivendo scopri di amare ogni giorno di più.
Si sedette sui tavolini di un locale che non riusciva bene a
catalogare. Di sicuro non si trattava di un ristorante e nemmeno di
un locale notturno. Qualcuno mangiava un gelato, qualcun altro beveva
un bicchiere di birra. Un bar con servizio a tavola in piazza della
Frutta a Padova. Consapevolezza che avrebbe acquisito più in là.
Chiese gentilmente la lista e si
complimentò con se stessa per essere riuscita a formulare
correttamente la frase. Con la lista arrivò anche lo sconforto! Il
suo miglior italiano l'aveva investito nel “potrei per cortesia
avere il listino?” Di quello che era scritto non capiva nulla! Cosa
era lo spek e i tramezzini C'erano i toast che conosceva ma quanti
avrebbe dovuto chiedere per sfamarsi dopo 10 ore senza mangiare?
Decise di affidarsi ai consigli del cameriere. "Mi potrebbe
consigliare Lei?" Chiese mettendo da parte il listino.
Lui incominciò a dire altre tante
stranezze. C'era un certo prosciutto che si mangiava sia cotto che
crudo. Crudo? No, per carità! Si sa, quando sei lontano da casa
meglio evitare di mangiare cose crude che non si conoscono! Panino,
era pane piccolino ok, ma fontina era fonte piccolina? Ah, formaggio!
Ok! Panino con prosciutto cotto, melanzane e fontina! E da bere,
acqua liscia o gassata? Liscia??? L'acqua poteva essere liscia o
riccia come i capelli delle donne appena uscite dal parrucchiere? E
gassata poi cosa voleva dire con gas? Con metano? Chiese qualcosa
altro e il paziente cameriere le consigliò una birra bionda alla
spina!!! Lei si perse completamente. Sapeva che le spine ce l'avevano
le rose ma le birre no... Se non fosse per la vergogna si sarebbe
messa a piangere come in bimbo il primo giorno all'asilo. “Vorrei
bere una cosa naturale” disse disperata e il cameriere sorridendo
raccolse i listini: “tranquilla, faccio io!” Si presentò dopo
poco con un bel panino e una bicchierone di frullato di pesche! Era
finita in un posto, dove qualcuno le portò non le pesche bensì il
frullato direttamente! Non poteva che essere un segno del destino che
si prendeva beffa di lui che avrebbe cercato di intimidirla sperando
che cambiasse idee restando per sempre nella loro città!
Chiedendo il conto chiese al cameriere
se le poteva scrivere come si chiamava in italiano quello che le
aveva portato da bere. Le consegnò un fogliettino con su scritto
“centrifuga di pesche”.
Il giorno dopo lei tornò spavalda. Il
cameriere, un altro. “Un panino con prosciutto cotto, melanzane e
fontina e... un bicchiere (no, non voleva leggere dal fogliettino,
voleva dirlo da sola!) e un bicchiere di centrifuga di pesce” Il
cameriere a stento trattenne un sorriso d'imbarazzo.
- Centrifuga di pesce non ne
abbiamo...
- Sì, avete! L'ho bevuto ieri!
- Impossibile!
- Me l'ha portato un altro
cameriere!
- Cosa ti ha portato esattamente?
- Centrifuga di pesce!
Ecco me l'ha scritto qui! Disse lei tirando fuori dalla tasca in fogliettino...
Questi furono i miei primi
approcci gastronomici e linguistici con la cultura italiana, come
oggi, a quest'ora di tanti, tanti anni fa... Adesso il
frullato di pesche lo preparo ai miei figli aggiungendo anche un
pizzico di cannella in polvere e zucchero di canna greggio e quel
ragazzino che mi portava le pesche è sempre un abbraccio che
ritrovo quando torno nella mia terra. Oggi 17 Agosto, giorno caldo, godetevi un bicchiere fresco e nutriente di frullato di pesce! Ops! Di pesche volevo dire!
Ingredienti:
- pesche
- acqua
- cubetti
di ghiaccio
- zucchero
e cannella
Esecuzione:
Frullate,
annacquate, mischiate e gustate!Un
bacio, alla prossima!